Il 20 maggio 1934 fu inaugurata nella sede dell’Associazione nazionale combattenti di Montichiari un’esposizione di cimeli e documenti inerenti al Risorgimento e alla Grande guerra. L’intento era quello di testimoniare ed esaltare i sacrifici, le sofferenze dei soldati di Montichiari e d’Italia. Fautore dell’opera fu Mario Baratti (1893-1970), assistente farmacista, ex ufficiale decorato al valore ed invalido di guerra. Nel 1940 nacque l’idea di creare un luogo di culto patriottico-religioso, che si attuò in più riprese e fu conclusa da Agostino Bianchi (1921-1993), maestro elementare, di Vicchio Mugello, ex ufficiale decorato al valore. Così, il museo si trasferì nella sede attuale e l’attigua chiesa del Suffragio (XVII sec.) divenne il famedio dei cittadini di Montichiari morti nelle guerre nazionali.
L’esposizione è collocata in un ambiente unico di circa 100 mq. I cimeli e i documenti, circa 1.000, sono custoditi nelle vetrine originali del 1934. La visita si articola su un percorso cronologico, dal 1796 fino al 1945, e tematico. Le raccolte, infatti, documentano aspetti sociali e militari dei secoli XIX e XX: l’evoluzione delle uniformi, delle armi da fuoco e degli equipaggiamenti, la propaganda bellica, i modi in cui una comunità agricola visse la coscrizione obbligatoria ed il fenomeno della nazionalizzazione delle masse. Pezzi di particolare pregio sono cinque apparecchi stereoscopici, originali del 1935, per la visione in 3D di circa 250 foto della Grande guerra. L’ambiente suggestivo e le raccolte concorrono all’obiettivo ultimo dell’esposizione: essere un momento di riflessione e di educazione civile.