Teatro Grande

Il Teatro Grande sorge nello stesso luogo dove nel 1664 l'Accademia degli Erranti, dopo aver ricevuto in concessione l'area dalla Repubblica di Venezia (1643), aprì il primo teatro pubblico di Brescia.

Del palazzo seicentesco rimane la facciata, ripartita dai tre finestroni, che si affaccia su corso Zanardelli (l’antico Mercato del Vino); il portico è stato aggiunto in seguito nel 1780 dagli architetti Antonio Vigliani e Gaspare Turbini. L’ampia scalinata sottostante conduce all’ingresso principale del Teatro e prosegue all’interno dell’atrio, decorato dal pittore bresciano Gaetano Cresserinel 1914 con due grandi affreschi monocromi (la "Tragedia" e la "Commedia"). Alla sommità della scalinata tre portali settecenteschi conducono alla Sala delle Statue, che presenta una volta decorata a cassettoni (decorazione settecentesca riportata in luce dopo oltre 150 anni da un progetto di restaurazione iniziato nel 2022). Dalla Sala delle Statue, si accede al Ridotto (antica sala accademica degli Erranti) e, volgendo a sinistra, alla sala teatrale dalla tipica conformazione italiana “a ferro di cavallo”, progettata dall’architetto milanese Luigi Canonica ed inaugurata nel 1810 con un grande spettacolo operisitico musicato per l’occasione da Simone Mayr. Il soffitto è decorato con geometrie di stucco dorato e gli affreschi del Magnani organizzati su corone circolari concentriche costituite da medaglioni ovali monocromi con putti, figure femminili monocrome e allegorie riferibili alla commedia, alla tragedia, alla musica e alla danza. 

Passando dal lato settentrionale del Ridotto si può accedere ad una saletta nella quale si possono ammirare i dipinti ornamentali eseguiti dal maestro Francesco Tellaroli, nel 1787, e che ancora oggi ospita la Caffetteria del teatro (il Caffè del Teatro Grande – Berlucchi).

Nel maggio del 1904 l'opera Madama Butterfly di Giacomo Puccini venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia; allo spettacolo presenziò anche il Re Vittorio Emanuele III. Puccini ringraziò così in una lettera alla Deputazione: "Già due volte Brescia, la colta e gentile, mi ha fatto accoglienze che saranno per me incancellabili. [...]".